“Stellantis ha profonde radici qui in Italia, dove abbiamo un glorioso passato, un forte presente e un futuro entusiasmante”. È un John Elkann euforico quello che presenta la nuova Topolino e la 600 sulla pista del Lingotto, quello che un tempo serviva a provare i modelli di casa Fiat e oggi è il punto d’attrazione di un centro commerciale. Ha radici profonde l’albero di Stellantis, sono i rami a essere ormai secchi.
“È una serata molto speciale – ha proseguito Elkann – siamo molto felici di essere qui al Lingotto, luogo importante del nostro passato, del presente e futuro. Qui sono state prodotte molte nostre auto. La 600 e la Topolino hanno nomi iconici, rappresentano gran parte della nostra eredità, proiettata verso il futuro non solo dell’auto ma della mobilità”. Una presentazione in grande stile per due modelli che saranno prodotti nello stabilimento di Tychy in Polonia (la 600) e a Kenitra in Marocco (la Topolino) a ulteriore dimostrazione di quanto Torino e Mirafiori siano marginali in un gruppo che parla sempre più francese e sempre meno italiano. Era il più grande stabilimento d’Europa, lo scorso anno ha realizzato 88mila vetture, meno di un terzo rispetto alle 218mila del 2006, meno di un quinto rispetto alle 463mila del 1997. E per carità di patria ci si ferma qui. Del vecchio polo del lusso lanciato da Sergio Marchionne, che aveva tirato a lucido le gloriose carrozzerie Bertone di Grugliasco, non resta che il ricordo e qualche migliaio di Maserati sempre più residuali rispetto alla 500 elettrica. Ieri è stato annunciato il nuovo campus green che impiegherà 10mila persone ma solo in minima parte saranno nuovi innesti, il grosso arriverà da altre sedi limitrofe. Un futuro che si staglia nello specchietto retrovisore come dimostra la scelta di riesumare i nomi delle vecchie glorie: la 500, la 600, la Topolino, tutte lì nel disperato tentativo di rispolverare i fasti di un passato sempre più remoto.
Quale sia il futuro non si sa, ma come un mantra Elkann assicura che sarà “entusiasmante”. Per lui di certo visti gli utili e i dividendi che macina Exor, per i torinesi chissà. Lui ostinatamente guarda avanti: “Mi piace pensare al futuro: un futuro a Termoli – ha detto, spostando l’attenzione da Torino – dove stiamo costruendo una Gigafactory, un futuro ad Atessa, poiché una parte molto importante di Stellantis è legata ai veicoli commerciali. E abbiamo una forte presenza industriale a Pomigliano, dove non solo ci sono prodotti che vengono esportati fuori dall’Europa come Alfa Romeo e Dodge, ma anche prodotti molto forti in Europa come la Panda. che ora è anche ibrido. Avrei molti altri esempi, ma vorrei concentrarmi sul Torino. A Torino avremo un grande hub per l’economia circolare che stiamo costruendo: sarà un grande business nel futuro del laboratorio delle batterie”. Ecco, mentre gli altri produrranno le auto a Torino spetterà il compito di smantellarle. Un grande futuro… alle spalle.
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