Ieri si è tenuta all’Odeon di Milano l’anteprima del film Stranizza d’Amuri per la regia di Giuseppe Fiorello, con il supporto del brand Golden Goose. Un film travolgente che ci porta nella Sicilia del 1982, l’anno in cui l’Italia vince i mondiali di calcio. Stranizza d’Amuri prende il titolo dal brano di Franco Battiato e ci accompagna in un’esperienza emotiva travolgente, raccontando la storia di due ragazzi, interpretati dai bravissimi (e bellissimi) Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro. Due giovani che sognano l’amore libero, ma che si scontrano con una realtà che non accetta l’omosessualità e che li porterà alla morte. Un racconto che porta sul grande schermo la storia del duplice delitto di Giarre e che sottolinea i temi dell’amore universale e del rispetto.
Appena arrivata all’evento, felice finalmente di godermi una serata con un’amica e salutare tanti cari amici, ho incontrato il responsabile comunicazione di una celebre Maison della moda che, in risposta al mio saluto, mi ha chiesto che cosa ci facessi a vedere quel film, dicendomi con toni molto aggressivi “Ma come vieni a vedere un film che parla di una storia gay, tu che odi i gay”. TU ODI I GAY... una frase così violenta credo nella mia vita non me l’abbia mai detta nessuno e soprattutto non mi appartiene in nessun modo! Mi è sembrato fosse espresso verbalmente un commento di un haters o di assistere ad un reality show dove il trash e le urlate tra i partecipanti alzano l’audience della serata. Ho pensato ad uno scherzo, ho pensato che tra persone colte e che sono abituate a comunicare con le parole non potesse uscire una frase di questo tenore e con un pregiudizio così feroce.
Il manager si riferiva ad un mio commento al post di un’editoriale di una collega in cui esprimevo una mia opinione sul fatto che per me figli ed organi non dovessero essere a pagamento. Il commento l’ho rimosso dopo pochi minuti, perché mi sono resa conto che un argomento così delicato non andasse trattato con superficialità o con post a caccia di consensi e che potesse essere mal interpretato proprio perché espresso in poche parole. Ed infatti.
Nessuno e ripeto NESSUNO deve permettersi mai di dire che io odio i gay, non solo perché per me l’orientamento sessuale non è mai stato condizionante nel giudizio e non è nemmeno un pensiero che ho nella mia vita. Ho dovuto affrontare talmente tanti problemi (chi mi conosce li sa e chi non mi conosce non si deve permettere di giudicarmi!) che non mi interessa sapere chi ami, mi interessa sapere se sei amato e se sei felice. Ho tantissimi amici omosessuali, ho pianto con loro per le loro perdite e per i loro dolori, ho invidiato i loro rapporti duraturi, ho fantasticato quando mi hanno detto che stavano per coronare il loro sogno d’amore.
Per me essere genitore deve essere un diritto di tutti, così come il diritto alla salute. Sono laureata in giurisprudenza e ancora credo che esistano diritti, regole e giustizia, sebbene sempre meno li veda convivere nel nostro Paese. Ho amiche che dopo cure per la fertilità, dove dovevano farsi iniezioni di ormoni in pancia più volte al giorno, si sono arrese perché non avevano soldi per sostenere altre spese per avere un figlio. I soldi non devono servire a comprare diritti. E’ il mio parere, giusto o sbagliato che sia. Io mi sento libera di esprimere il mio giudizio senza per questo andare a dire ad una persona TU ODI . Non c’è odio nella mia vita, anche nei momenti più bui non ho mai odiato, non sono capace caratterialmente, non è nella mia natura. Mi sento ferita da una frase così fuori dal mio essere che, proprio nel contesto di questo film, trovo ancora più violenta.
Ho ricevuto un’educazione da due genitori eccezionali che mi hanno lasciato la libertà di essere chi volevo. Ho due figlie che cresco dicendo loro che devono rispettare il prossimo e farsi rispettare sempre, come persone. Tutti i giorni sono loro che mi insegnano che l’amore è amore, in tutte le forme e che i pregiudizi possono innescare delle reazioni a catena incontrollate.
Avere la mente aperta significa non solo essere tolleranti e di larghe vedute ma anche, in generale, più rispettosi. Io non sono e non voglio essere un personaggio da talent show dove “attaccare” è diventato oramai un linguaggio comune. Leggiamo i messaggi sui cellulari o i commenti ai post dando loro un’intonazione, mettendoci un tono polemico o allegro a seconda di quello che immaginiamo . Viviamo in un mondo dove vige l’affermazione dell’individuo e la mancanza di responsabilità verso la collettività. L’ingiuria ha preso il posto del fair play, del politically correct. Torniamo ad usare la gentilezza, ci porterebbe più lontano come individui e come società. E nessuno si permetta di portare odio nelle mia vita o abbinarlo alla mia persona.
…fossi in lui oggi farei due cose: 1) mi sotterrerei 2) rifletterei