La bolla adesso è scoppiata. Lo scontro è aperto tra Stellantis e il Ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che chiede “una smentita alla lettera che circola sullo spostamento della produzione in Marocco, sarebbe in palese contraddizione su quello che Stellantis dice di voler realizzare nel nostro Paese”. Sollecitando anche la società ad avere un rapporto corretto e lineare con tutto l’indotto. Le prove sono state tutte raccolte: lettera di invito, il programma della giornata da trascorre a Rabat, nel Conrad Hotel, ospiti di Stellantis e un depliant di ben 22 pagine sulle agevolazioni che il Paese del Nordafrica propone a chi si trasferisce in loco. Stellantis ha collocato nell’impianto di Kenitra, altri 300milioni di euro nel 2022 per raddoppiare la capacità produttiva e lanciare la piattaforma “smart car, ampliando così le opportunità che può offrire il Mediterraneo. Altre critiche erano state mosse dal ceo di Stellantis, Carlos Tavares per la lunga attesa prima dell’arrivo dei nuovi incentivi in Italia sulle auto elettriche, Urso ha immediatamente replicato che “Abbiamo dovuto cambiare perché gli incentivi del 2022 sono andati per l’80% a vetture di Stellantis prodotte all’estero“. Tavares ha ringraziato ma ha precisato che “sono stati persi nove mesi”. E, in visita, ieri, ad Atessa, in Abruzzo, ha cercato di intiepidire gli umori, dicendo che “in questo impianto verranno costruiti i furgoni di nuova generazione dei brand Fiat, Peugeot, Citroen e Opel ma per essere competitivi servono infrastrutture portuali e ferroviarie e un minor costo dell’energia“. Ha voluto anche evidenziare che “Il futuro di Melfi non è a rischio a prescindere dai modelli che verranno prodotti”. Dalla sua nascita (gennaio 2021), Stellantis ha licenziato, nel nostro Paese,7.500 lavoratori ed ora anche un simbolo dell’auto nostrana, un modello iconico, la 600 Fiat, viene costruita a Tychy, in Polonia. Quali le ragioni di queste scelte? Gli stabilimenti italiani non sono idonei oppure vi è l’intenzioni di chiuderli, come in effetti la società francese sta già effettuando. Calenda vede in retrospettiva, “una grande presa in giro”, partendo dal 2003 quando la Fiat mise i sigilli alla fabbrica Alfa Romeo ad Arese e, ricordando ancora un precedente, del 1990 in cui Fiat, alla presentazione del progetto Melfi, dove si impegnava a produrre 3,5milioni di veicoli, ogni anno, in automatico chiuse anche i siti di Rivalta, di Desio e, successivamente, di Termini Imerese. Senza articolare sulla vendita della Magneti Marelli, ceduta ad una società giapponese, assolutamente non solida, per poi diventare proprietà del fondo americano KKR, ora nel suo consiglio di amministrazione siedono solo membri stranieri. Attualmente sia la fabbrica di Grugliasco e quella di Maserati sono in vendita su Immobiliare.It e Mirafiori vive il suo peggiore declino. Nello stesso tempo le produzioni di auto sono scese dal 1,43milioni del 2005 a meno di 660mila del 2009, per passare neppure a 500mila nel 2011, superandole di poco nel 2023. Da 17 anni consecutivi vige, a turno negli impianti, prima di Fiat, poi di Fca, ora di Stellantis la cassa di integrazione continuativa, di fatto dopo la morte di Sergio Marchionne è iniziato immediatamente il processo di deindustrializzazione che abbiamo sotto gli occhi.
E intanto In Inghilterra il team Nissan dello stabilimento di Sunderland festeggia l’undici-milionesimo veicolo prodotto in 37 anni di operatività dell’impianto. Il tutto grazie al Governo che offrì a Nissan condizioni favorevoli. In 37 anni di storia sono stati prodotti nove diversi modelli Nissan, declinati in 22 versioni e solo di Qashqai sono stati prodotti oltre 4 milioni di esemplari. E adesso è stato stanziato un miliardo di sterline per le nuove generazioni elettriche di Nissan che, sempre realizzate in Inghilterra, arriveranno dal 2026. Auto giapponesi made in UK e gli inglesi festeggiano. E noi?