Da quando è iniziata questa pandemia abbiamo assistito a una ridda di capovolgimenti nella nostra vita di tutti i giorni, nei nostri rapporti con la famiglia, gli amici, nel nostro lavoro che forse più di ogni altro aspetto del nostro quotidiano ha subito mutamenti prima inimmaginabili, assenze e presenze insolite dagli uffici o nei siti web, spavalderie o eccessi di paura, quasi panico che non è la dimensione che può aiutare di più a risolvere un problema grave e purtroppo non ancora risolto.
Nel mondo della moda, bisogna ammettere che da subito le Maison si sono date da fare per cambiare ritmi e occasioni: sfilare fisicamente o andare in streaming? Video o still life? Continuare a sfornare novità o ridurre drasticamente , compattare le stagioni, essere “ragionevoli” come ha suggerito per primo Giorgio Armani? Sono venute meno ad esempio le occasioni di gestione della comunicazione che si è trovata privata delle possibilità snobistiche tanto care ad alcuni “pierre” di primo pelo. Abbiamo letto pagine di propositi , articoli , commenti spesso redatti come pagine di “alta” filosofia o al contrario di evasione fuori luogo, improvvida. Il COVID 19 ci ha condizionato tutti, soprattutto quando fa sul serio e ci consegna nuovi contagi, nuove scomparse. ( Mentre scrivo queste righe ricevo la notizia della morte di Kenzo, che da poco aveva superato gli 81 anni portati con vigore e tanta voglia di farcela ancora).
Ma la moda ce l’ha fatta ugualmente, contando sulla volontà e sulla professionalità di tanti manager, di stilisti , ce l’ha fatta per il coraggio dimostrato da molta parte della stampa specializzata che non ha esitato a partecipare agli eventi programmati per raccontare al mondo come ci vestiremo. Un dettaglio della vita quello dell’abbigliamento che la racconta più di altre dimensioni perché – lo sappiamo – dagli abiti che indossiamo si intuisce come pensiamo, come siamo, cosa vogliamo o non vogliamo. Negli stilisti c’è stata una presa di coscienza assoluta e le collezioni hanno dimostrato che nessuno intende giocare in un momento tragico come questo ma che per contro nessuno vuole soccombere sotto l’incubo di una situazione che non deve essere letta solo in negativo.
IL COVID ci sta insegnando anche qualcosa che non avremmo ma pensato di dover imparare. Valorizzare il lavoro di chi senza squilli di trombe porta nella moda contributi di consapevolezza e di fiducia. Tra i nomi da sottolineare come presenze che hanno dato e stanno dando un contributo positivo e prezioso per l’informazione devo ricordare una giornalista italiana, Cristiana Schieppati, espertissima de sempre di Web, che da anni dirige e porta avanti con piglio manageriale eccellente la comunicazione proposta con i suoi Chi è chi? di Crisalide Press : cataloghi, news, agende, almanacchi, annuari, articoli, interviste gestite in digitale (ma anche in versione cartacea) con assoluta correttezza.
A una notizia che esce su un Chi è chi? destinato alla moda, o ai motori, al design, o “taste”, all’annuario su giornalisti e giornaliste di moda di tutta Italia, testate, blogger (oggi divenuti influencer) , su eventi e fiere in programma nell’anno in corso, c’è da credere per quella fiducia che si stabilisce tra i lettori e chi fornisce informazione. Direttrice attenta e giornalista abile, la Schieppati ha fornito fin dall’inizio della rivoluzione portata dalla pandemia le soluzioni che per essa venivano offerte, con interviste e notizie in tempo reale . Né ha lasciato da parte i suoi compiti di mamma di due bambine, (ormai…ragazze). Grande lavoratrice, positiva, mi piace far concludere questa parentesi settimanale con le sue parole, raccolte in una auto-intervista spiritosa scoperta su un Chi è chi?
“Un giorno un pierre di una Maison molto famosa, mi ha detto che “ i siti web non erano invitati” alla cena che stava organizzando per la stampa . – Ho pensato:…ma io sono un sito web o una persona? – Gli ho risposto che io ero Cristiana Schieppati e che “nella vita sono una persona, non un sito”. Vorrei che tutti ricordassero che siamo persone e questa crisi ce l’ha dimostrato. Non siamo un giornale, un brand e nemmeno un profilo Instagram. Torniamo a valutare il lato umano e non le aziende che rappresentiamo. Se non avremo creato legami, se non avremo fatto le cose con il cuore, allora resteremo solo un’immagine brandizzata di noi stessi”.
BRAVA CRISTIANA ! e BRAVA LUCIANA che ha scritto queste righe.
Voi siete due persone notevoli, innamorate del vostro lavoro, brave
e puntuali professioniste e sapete scrivere bene, come ormai se ne
trovano poche.
Vi conosco e vi apprezzo da tanti anni e sono orgogliosa di esservi amica.
Graziella Vigo