Angelo Flaccavento non dichiara l’età ma l’anno di nascita: 1972. Scrive e disegna. Columnist per The Business of Fashion, Il Sole 24 Ore e D, collabora con una varietà di riviste e pubblicazioni: System, Vestoj, Alla Carta, Self-Service, Encens. Lo definiscono gentilmente spietato, lui preferisce poetically punk. Oltre a scrivere, disegna, un’ attività che negli ultimi anni è diventata preponderante. “Ho realizzato, e continuo a farlo, centinaia di miniature prevalentemente erotiche, cariche di una sessualità spensierata e fanciullesca. Uso inchiostro sumi, Ecoline, pastello a olio e puntasecca su carta di cotone. I miei disegni sono atti di automatismo grafico. Il sesso maschile lo chiamo minchia, senza troppo girarci intorno, beata per di più, da cui l’acronimo Ubi M. – è glorificato e santificato in ogni sua forma, dotato di vita propria e di insaziabili appetiti. È lui il protagonista ricorrente, che lo si veda o meno. Questa piccola esposizione ne narra le avventure per icastiche scenette slegate le une dalle altre. Allo spettatore il compito di concatenarle in una storia e farsi il film che preferisce, o di godersi i santini nella loro epifania di esoterismi licenziosi. Negli appetiti della carne, ne sono convinto, c’è molta poesia.
La mostra è presentata da Marsèll azienda che realizza oggetti iconici e senza tempo, che dialogano con una persona che non ha la necessità di essere classificata in un genere. Attraverso una profonda conoscenza delle materie prime di qualità, alla capacità di trovare i giusti equilibri nell’assemblare componenti distanti tra loro, e il controllo diretto della produzione, Marsèll si è affermato nel mondo per la sua eccellenza. Il carattere e il tratto distintivo del marchio sono dati dai volumi e dai finissaggi –chiaroscuri, tagli a vivo, giochi di opaco e lucido – che vengono realizzati nel laboratorio interno. L’adozione di tecniche innovative e metodi di cui si è persa la memoria hanno il fine di ottenere oggetti unici e non industrializzati in serie, che sono originali e dall’aspetto informale. Tutti gli artefatti sono rigorosamente fatti a mano da donne e uomini nel laboratorio Marsèll sulla Riviera del Brenta – Venezia. La conoscenza e la creatività sono valori centrali del marchio e non a caso, fin dai primissimi passi, Marsèll decide di supportare giovani artisti, dando vita al progetto Marsèlleria, spazio espositivo multidisciplinare che avrà un ruolo chiave nella comunicazione del brand. Il progetto non-profit per oltre dieci anni ha prodotto mostre, performance e varie forme di manifestazioni, premiando la totale libertà di espressione nella sua autenticità.
La Franco Sordelli festeggia il 50° anniversario al Mido presentando lo stile in -house SNOB Milano , Touch e Sun’s Good. Frutto della collaborazione con il direttore creativo Tommaso Bossetti, la collezione Franco Sordelli si distingue per alta qualità, avanzate tecnologie, sostenibilità e capacità di adattarsi ai cambiamenti. Un’azienda a conduzione familiare sita nel distretto di Varese che da quattro generazioni è leader nel settore dei manufatti e semilavorati in plastica con specializzazione in produzione e vendita di occhiali.
Un’azienda che orgogliosamente non ha mai saltato un’edizione di Mido e che con la partecipazione di quest’anno vuole dare il suo contributo, un segnale di presenza, ad un comparto che come molti altri in questi ultimi anni ha sofferto per la contingenza e anche una prova di come sia possibile creare un piano di sostenibilità aziendale e, passo dopo passo, metterlo in atto ed essere protagonisti del cambiamento.
“Da anni la Franco Sordelli ha investito risorse nel fotovoltaico per poter produrre i propri manufatti con energia pulita, tutto a vantaggio dell’ambiente. Lo scorso anno il 30% dell’energia utilizzata è stato auto-generato e abbiamo scelto di sostituire la plastica del packaging di tutte le nostre produzioni con materiali che derivano dal mais – commenta dalla sede Dino Sordelli (nella foto) responsabile commerciale. Stiamo inoltre facendo ricerca e testando molti nuovi materiali eco-compatibili che possano soddisfare i nostri standard qualitativi ed estetici.
SNOB Milano sceglie l’argentino Aldave recentemente apparso in uno dei film più discussi della stagione per interpretare la nuova collezione maschile
Modello, DJ, attore, performer. Federico Aldave, argentino che ha fatto di Milano il suo luogo del cuore è il nuovo volto maschile della campagna SNOB Milano. Carismatico e dallo sguardo magnetico ha recentemente interpretato il ruolo di Mick Jagger nel film di Ridley Scott, House of Gucci.
Negli scatti di Riccardo del Conte con la regia di Tommaso Bossetti, mente creativa dietro al brand milanese, Aldave indossa i due key style della nuova collezione di clip-on solari magnetici sempre rigorosamente a marchio ZEISS Sunlens: Cabriolet e Sport GT.
Se con “Be smart when it sun” Cabriolet – che sceglie per la prima volta una clip in plastica associata alla montatura dello stesso materiale – punta al lato giocoso della moda alternando tonalità tono su tono ad accesi contrasti che esaltano la diversità tra frame e clip, Sport GT strizza l’occhio al mondo sportivo. “Be smart when you play sports.” è infatti il messaggio che accompagna questo modello dalle forme leggermente avvolgenti caratterizzato da un doppio magnete per lato che regge la mascherina dalle forme più abbondanti rispetto alla montatura sottostante.
Non ci sono più le sfilate di una volta. A lockdown appena iniziato, nell’aprile 2020, Giorgio Armani, in una lettera aperta a WWD affermava, senza mezzi termini, quanto il fashion system dovesse cambiare, dovesse diventare meno spettacolarizzato e dovesse tornare al mettere al proprio centro gli abiti.
Di seguito a lui, in tanti iniziarono a predicare la poca importanza della sfilate. Così, un po’ per voglia di sperimentare nuove vie e molto per necessità, arrivarono i film, o i video che dir si voglia, e (ahinoi), malgrado anche qualche inquadratura ad effetto, una sorta di narcolessia colpì la maggior parte degli spettatori online.
Quindi, a pandemia (forse) al termine si è tornati al caro vecchio show fisico.
Ma guai farsi ingannare dall’apparenza. Le sfilate si saranno pure ripresentate esattamente come erano, ma i vestiti sono diventati quasi irrilevanti. Non si nota più se andrà il nero o se quello stilista ha portato in passerella più piumini o cappotti. Basta guardare alle sfilate recentemente conclusesi.
Di Balenciaga sono uscite più foto di Demna Gvasalia con la maglia dell’Ucraina che altro. Le immagini dello show sono sfocate e disturbate dalla tormenta di neve inscenata ad hoc e ciò che ha fatto più parlare sono stati i passi che affondavano nella neve e le borse sacche della spazzatura, dettagli che mimavano quelli reali di un popolo in fuga. Quelli di un «eterno rifugiato», come ha specificato lo stilista in una lettera su Instagram, dove sottolineava la sua vicinanza al popolo ucraino, col quale, da georgiano esule dal 1993, si sente di condividere un destino comune. La sfilata ha assunto una piega di condanna della guerra solo poco prima che Gvasalia decidesse che era giusto non piegarsi alle ragioni e agli egoismi «di un male che mi colpisce da più di trent’anni». In realtà, la stessa scenografia sarebbe servita per denunciare la crisi climatica e i comportamenti dissennati che l’hanno provocata e che ci ridurranno a vagare per lande gelate senza un futuro o una meta. Un significato, anche qui, che va ben al di là di vestiti e accessori.
Da Valentino il rosa, in una sfumatura tutta nuova che sarà classificata da Pantone come Pink PP, ha preso un valore del tutto particolare, con quel coraggio di sfida che contraddistingue il lavoro radicale e gentile di Pierpaolo Piccioli. Quella cromia, che ha impastato di sé ogni forma e spazio visivo, non è più la nuance leggera e frivola, spesso associata a una femminilità leggiadra, debole, finanche remissiva. Occupando ogni dettaglio ha riempito gli sguardi e li ha provocati: «Volevo che l’attenzione non fosse sul colore, ma su lavorazioni, tagli, volumi – ha dichiarato il designer – E su volti e personalità», tutti diversi, tutti con una storia da raccontare e con la quale incantare. Ancora una volta, come nella collezione pret-a-porter, Piccioli ha voluto portare la sua moda per strada, non lasciarla in un mondo elitario e che esiste solo tra gli stucchi e i cuscini damascati di salotti riservati a un gruppetto di poche persone, cieche davanti al mondo reale. «La moda è politica, perché si occupa di umanità e di diritti». Parole chiare, se già non fossero stati palesi i gesti compiuti dallo stilista: come la famosa haute couture dove chiamò in passerella quasi solo modelle di colore o quella, più recente, dove erano gli abiti che si adattavano alle diverse conformazioni fisiche e non il contrario, o, ancora, il processo di “risignificazione”, portato avanti con coraggio e determinazione, e la voglia di rivolgersi agli essere umani senza distinzioni di genere, fisionomia o censo, glorificando quelle differenza che, in genere, la moda tende a livellare e omologare.
Nel frattempo, le donne di Saint Laurent hanno cambiato il loro armadio e sono diventate essenziali, portatrici sane di una nuova sensualità sussurrata. Quelle di Louis Vuitton hanno rivissuto l’adolescenza, sperimentale, caotica, spesso piena di sbagli o scivoloni stilistici, ma alla forte ricerca di un’identità e vista come una madeleine di proustiana memoria. Da Miu Miu è ritornato in passerella l’uomo (lo si aspettava e annunciava da tanto), ma per vestirsi e pensare genderless, mentre Loewe ha proposto look metafisici per scappare dalla realtà.
Maria Grazia Chiuri, da quando è diventata direttrice creativa donna per Dior, porta avanti un femminismo consapevole, tra abiti pratici e dal tocco maschile, t-shirt programmatiche e collaborazioni artistiche che possano smuovere le coscienze. Per la collezione autunno/inverno del prossimo anno ha pensato a delle necessarie protezioni da applicare su spalle, fianchi, vita, che liberino da ogni restringimento di pensieri e di cuore.
Gli abiti non servono più per vestire i corpi, ma le idee. Le sfilate non devono più percorrere o precorrere una tendenza, sono diventate nuovamente specchio e guida della società, complessa, bistrattata, ferita, aggregazione di community pensanti ed emozionabili.
I vestiti non sono più corti o lunghi, gialli o verdi e spiccano il volo dalle loro silhouette. Sono qualcosa di più: possono fare dichiarazioni ed esortare a pensare.
Il presidente della Camera della Moda Italiana si racconta a Guess Who’s the Guest: gli esordi con il fratello Ennio, l’avventura con Tom Ford, la passione per la sostenibilità e le iniziative intraprese in questi anni. Il matrimonio con Stefania Rocca a New York e la wedding cake con Batman e Cat Woman .
Carlo Capasa, nato a Lecce, è presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana dal 2015. Arrivato a Milano per completare gli studi, ha iniziato a lavorare nella moda per caso “ Da studente non mi piaceva la moda, pensavo fosse un ambiente troppo snob”. Insieme al fratello Ennio ha creato Costume National, venduta a un Gruppo giapponese nel 2016, ma il suo modo di relazionarsi in questo settore l’ha portato a mettersi in gioco sotto vari aspetti.
Invitato a GUESS WHO’S THE GUEST , format curato da Cristiana Schieppati, direttore del CHI E’ CHI e Sabrina Iencinella, CEO e Founder di viaspiga15, Capasa ha raccontato il suo lavoro, la sua sfida continua alla sostenibilità e, nell’intimità del salotto di viaspiga15, ha parlato della moglie Stefania Rocca svelando alcuni particolari inediti sulla loro vita.
Luigi Cassago Chef e Founder di Ecooking ha preparato un menù pugliese in omaggio all’ospite: frisella ai tre pomodori, crema di fave e piovra, riso patate e cozze rivisitato alla milanese e chantilly con frutti rossi.
Parlando della sostenibilità Capasa ha detto “Il tema green è sempre stato importante per me e lo sostengo per principio. Come presidente della Camera della Moda ho portato avanti quattro pilastri fondamentali: sostenibilità, digitalizzazione, formazioni nuovi brand e narrazione creando gruppi di lavoro, commissioni, tavoli di confronto per rendere tutti partecipi e collaborativi ”.
Carlo ha raccontato come il periodo più duro della pandemia sia stato anche una sfida per digitalizzare le sfilate, vinta grazie alla professionalità di tutti gli addetti ai lavori. “A giugno per Milano Moda Uomo ci saranno poche sfilate in presenza, come Etro, Dolce & Gabbana, Giorgio Armani, mentre a settembre l’obiettivo e di tornare completamente a realizzare eventi live”.
Chiacchierando con le padrone di casa Capasa si è lasciato andare a qualche confidenza più intima sulla moglie, l’attrice Stefania Rocca “Non sono geloso quando la vedo sul set perché è come fosse un’altra persona, per me è l’attrice e basta, ma nella vita privata è un’altra cosa!” Divertente l’aneddoto del matrimonio organizzato in tutta fretta a New York “Indimenticabile la nostra torta di nozze dove i miei figli hanno messo Batman e Cat Woman al posto dei classici sposi”.
Partner di questo episodio di Guess Who’s The Guest è Helbiz, l’app creata per risolvere il problema del trasporto nelle grandi aree urbane tramite il noleggio del monopattino. In omaggio per Il presidente “green” della Camera Nazionale della Moda un anno di noleggio gratuito per utilizzare in libertà il monopattino elettrico nei suoi spostamenti in città.
Il video con l’intervista è divulgato sui canali del CHI E’ CHI : www.chiechi.it, @chiechi_crisalidepress, @cristianaschieppati , Youtube, Facebook @viaspiga15 #guesswhostheguest #gwtg