Stanti le penose condizioni che dobbiamo subire a causa del Coronavirus, non può passare sotto silenzio la polemica che mette sotto i riflettori i possibili errori commessi nella valutazione dei rischi che noi italiani abbiamo corso fin dal primo manifestarsi della pandemia. Per l’occasione, alcuni organi di stampa hanno denunciato l’incompetenza delle autorità sanitarie e politiche e l’hanno catalogata come conseguenza dello “Effetto Dunning-Kruger”. Questo, in parole povere, dice che le persone competenti sono spesso scavalcate da quelle meno esperte, così che queste seconde vanno ad installarsi nei posti di comando. La ragione di ciò risiede nel fatto che chi non sa crede di sapere e procede speditamente e con sicumera, mentre chi effettivamente sa è sempre rallentato dal dubbio di non sapere abbastanza. Il fenomeno è ben noto fin dall’antichità, analizzato 2400 anni fa da Socrate (“il sapiente è colui che sa di non sapere”) e da molti altri a seguire. Questo è un guaio ma, seppure a costo di gravi sacrifici, se ne può uscire perché alla prova dei fatti gli esperti fasulli vengono cacciati o eliminati fisicamente; è il caso di molti dittatori. Purtroppo però la circostanza dell’enorme, rapida e grave diffusione del Coronavirus non si spiega solo col fatto che degli incompetenti si trovino nei posti decisionali. Per meglio dire: siamo propensi a credere che l’ignoranza abbia una rappresentanza consistente nel mondo politico, ma non si può immaginare lo stesso per il mondo sanitario. Ad esempio, è assai raro che un ministro sia esperto nella materia che amministra, il posto se lo è meritato per uno “strano” giro di convenienze politiche. I leader, senza arrossire, subordinano il loro sostegno al governo all’assegnazione di un certo numero di ministeri dove poi piazzano i loro favoriti, verso cui hanno debiti elettorali. E allora vi pare che possa andare un docente all’Istruzione? Più facile che ci vada qualche sgrammaticato. Un diplomatico agli Esteri? No, ci va uno che non sa neppure una lingua. Un tecnico ai Lavori Pubblici (pardon, Infrastrutture e Trasporti)? Macché, eccetera. Il ministero della Salute non fa eccezione; il professor Umberto Veronesi resistette un solo anno a capo del ministero della Sanità (così si chiamava nel 2000) all’epoca del governo Amato. Allora, se a minimizzare il pericolo del Coronavirus fossero stati solo i vari Sgarbi e Cecchi Paone, o il ministro “competente”, ce ne saremmo fatti una ragione. Purtroppo, invece, a formulare previsioni sbagliate, a cadere in contraddizione, a scendere in polemiche inopportune e a darsi reciprocamente patenti di incompetenza sono alcune delle migliori menti della medicina italiana, i “consulenti” sanitari dei politici. Dovrebbero tenere presente i dottori Galli, Gismondo, Burioni, Tarro, eccetera che i loro contrasti, oltretutto manifestati ed esibiti nei salotti mediatici da cui si fanno facilmente attirare, ci sconvolgono; di chi possiamo fidarci? Intanto il 23 aprile scorso, in contemporanea, l’infettivologo Giovanni Rezza direttore dell’Istituto superiore di Sanità ha affermato su Rai Radio2 che “la pandemia durerà ancora a lungo” mentre l’immunologo Francesco Le Foche, primario del Policlinico Umberto I di Roma, intervistato dal Messaggero, ha previsto che “il virus si spegnerà da solo tra poco”.
Infine, stiamo attenti perché la cosiddetta “riapertura” (graduale, locale o comunque sia) avrà un effetto deflagrante in tanti settori, e in particolare in quello del trasporto, oggi in crisi profonda. E’ prevedibile un uso diffusissimo dell’automobile privata come mezzo di movimento che ci protegge dalla promiscuità pericolosa (effettiva o solo temuta) dei mezzi pubblici. La nostra rete stradale sarà oggetto di criticità più di quanto non lo sia già in tempi normali (quando cioè crollano i ponti, anche senza traffico circolante). C’è il caso che tornino in circolazione veicoli vecchi con scarse qualità di sicurezza e poco rispetto per l’ambiente. In città, l’aumento della circolazione privata porterà al collasso la disponibilità dei posti di parcheggio. E queste non sono ipotesi, ma certezze.