“Mitsubishi e Koelliker hanno appena rinnovato la loro storica collaborazione, una importazione esclusiva che dura da ben 44 anni. Un motivo di grande orgoglio, conferma l’imporza strategica del mercato italiano ed è la dimostrazione che le sfide e le scommesse affrontate negli anni, oggi possiamo dirle di averle vinte tutte”. Queste sono le parole di Marco Saltalamacchia, Ceo&Executive Vice President del Gruppo Koelliker a cui chiediamo:
– Che cosa è in concreto la Koelliker?
“ Koelliker è un’azienda ma anche un marchio del settore automobilistico, un brand della distribuzione, il nostro mestiere è vendere non solo auto, garantendo ai nostri clienti la qualità di ciò che vendiamo, senza per questo rubare il mestiere ai costruttori.Vogliamo diventare leader della mobilità, un luogo o più luoghi – per essere presenti in tutta Italia – dove i consumatori possono avere la possibilità di entrare a contatto con diversi marchi, per l’usato Redrive, per la micro mobilità Microlino e per le due ruote Askoll. Questa la nostra visione”.
– Per cui volete ampliarvi a tutta la mobilità?
“Noi ci occupiamo già di tutte le soluzioni legate alle diverse tipologie legate al movimento, agli spostamenti, capitalizziamo la nostra storia evolvendoci verso una posizione che ci porti sempre più vicino alle persone, siamo sempre stati la parte finale della catena commerciale”.
– State aprendo una nuova filiale a Milano?
“Entreremo nella sede di Milano, in via Gallarate 199 (prima era quella di Peugeot), entro la fine di ottobre, progressivamente, apriremo showroom e officina, in attesa di altre realtà pronte a condividere con noi la nostra connotazione di hub , replicando il concetto in molte città italiane. Attualmente abbiamo 30 partner attivi, per l’inizio del prossimo anno saranno 50, con loro desideriamo aprire diversi store lungo tutto lo Stivale. Per ridisegnare questi luoghi abbiamo chiesto l’aiuto di Pininfarina, per incidere maggiormente sulle declinazioni che vogliono esprimere. Oltre a quella più tradizionale, svilupperemo Koelliker Work, legato ai veicoli commerciali come Maxus e Wuzheng, dedicati alla clientela professionale. Seguita da Urban Store, la più innovativa, quella della micro mobilità urbana. Progettiamo di ritornare nuovamente nel centro città, ricalcando lo storico salone di Koelliker, in San Babila, che accoglieva, negli anni 60, tutta la borghesia milanese”.
– La vostra strategia è rivolta molto alle città?
“Il bisogno di mobilità sta sicuramente cambiando,ma non è finito. Il mutamento si avvertirà maggiormente nelle città che, contemporaneamente, sono quelle più penalizzate essendo, inoltre, divenute sempre più grandi. Da un lato c’è la cultura proibizionista delle amministrazioni che chiudono le città alle auto rendendole pedonali. E’ stata l’occasione per dare voce ai monopattini, alle due ruote, alle microcar, alla rivoluzione dell’elettrico che inventa la mobilità che ci serve, su misura, più gentile. Microlino è tutto questo, una piccola macchina che si muove facilmente anche nelle strade strette, da usare in ogni condizione climatica, adatta a tutti, giovani e anziani. Potrà essere affiancata da soluzioni di noleggio che proponiamo quando servono vetture più importanti, lo sharing sarà un modello vincente nel futuro, il nostro obiettivo rimane quello di offrire molte opzioni ai consumatori”.
– Vi preoccupa l’ingresso nel mercato dei cinesi?
“Non dobbiamo avere paura dei costruttori asiatici, abbiamo le risorse per controbatterli. Esiste una grande differenza tra cinesi, giapponesi e coreani, gli ultimi due non hanno mai disposto di un mercato domestico importante, di conseguenza hanno sempre dovuto pensare globalmente. Al contrario, dell’impero di Pechino, dove si immatricolano auto come in nessuna altra parte del mondo, create, in primo luogo, per loro. Inoltre ogni movimento, anche in macchina, si basa sul riconoscimento facciale, vivono come in un’eterna puntata del “grande fratello”, che non possono trasmettere, fortunatamente, in Europa. Attualmente solo gli americani possono competere con loro ma, pur essendo dei giganti, hanno avuto poca visione, non sono stati capaci di costruire subito per il nostro Continente”.
– La Cina è accusata di dumping da Ue?
“La maggior parte delle auto cinesi non beneficiano dei contributi statali perché costano di più, in Italia la vettura che ne gode maggiormente è la 500 elettrica. Il dumping sull’elettrico non c’è stato, per esempio i nostri furgoni elettrici cinesi Maxus, sono più costosi del Ford E- Transit prodotto in Turchia. Attendiamo di sapere che cosa emergerà dall’indagine. Il Gruppo Volkswagen ha già reagito e continuerà a farlo grazie alla forza e alla disponibilità economica di cui dispone, stanno investendo molto sull’elettrico per recuperare il terreno. E, come ha sottolineato Luca de Meo, Ceo di Renault, su questa querelle “ forse, finalmente, è stato capito che è possibile ottenere una simmetria tra europei e cinesi”.