Moda

Dic 20 UN NATALE CHE NON FA RUMORE

di Cristiana Schieppati

Mamma il Natale non è più come una volta, non lo sentiamo più”. Questa frase detta dalle mie figlie mi ha colpito come un pugno allo stomaco. Un po’ perchè significa che sono entrate nel mondo degli adulti, un po’ perchè ho sempre fatto di tutto affinché il periodo natalizio fosse speciale e sapere che anche per loro è finita la magia mi dispiace.

Fino a tre anni fa, con mio padre ancora in vita, iniziavamo a festeggiare il 24 dicembre dove, cariche di regali, andavamo a trascorrere qualche giorno nel piacentino, nella casa di campagna dove, tra camini, abeti illuminati e candele, l’atmosfera era come quella dei film che in questi giorni si vedono alla tele. Quelli con la ragazza che torna al suo paese e si innamora del compagno di scuola che le stava antipatico e che oggi è miliardario, hai presente?

Le case dove trascorri i momenti più belli custodiscono tutti i tuoi ricordi ma, quando un dolore cambia la vita, diventano delle prigioni dove tutto parla del tuo passato e della felicità condivisa che non c’è più. Ricordo il giorno di Natale quando alle 6 di mattina le bambine venivano a svegliarci con i loro pigiamini nuovi e la vestaglia che la nonna di rito aveva lasciato sui loro letti dalle lenzuola natalizie “E’ arrivato… e’ arrivato!” e noi soddisfatti e un po’ assonnati per essere andati al letto poche ore prima per aver ricreato tutta la coreografia giusta: il bicchiere di latte e i biscotti ( che io e il cane mangiavamo), la lettera lasciata da Babbo Natale che raccomandava alle bambine di comportarsi bene ( “Mamma ma come fa a sapere tutto ! ” si stupivano e io gongolavo nel sapere che avevo scritto quelle parole), i regali ben nascosti che si trovavano sotto l’albero, alcuni già montati con grande fatica (perchè sono così complicati ???). Una volta abbiamo creato l’illusione che avesse portato con la slitta la casetta di legno messa in giardino e “apparsa” all’improvviso, con mia sorella vestita da Babbo Natale inseguita dai cani che l’avevano scambiata per un ladro!

Il Natale ci riporta indietro nel tempo, ai giorni dell’infanzia, e quei momenti vissuti da bambini restano impressi nella memoria come fotografie vivide, pronte a riaffiorare ogni volta che sentiamo il profumo del panettone o il tintinnio di una campanella. Quei ricordi visti con gli occhi dell’innocenza le mie bambine se li porteranno sempre con loro, quelle piccole tradizioni fatte di insalata russa della nonna, tombola, risate… da adulti ricreeranno quelle tradizioni per i loro figli, come io ho fatto per loro. Certo l’idea che un uomo vestito di rosso, con una barba candida possa viaggiare per il mondo in una notte per portare doni a tutti è una favola che alimenta speranza e stupore. Quell’attesa è una delle emozioni più forti, un’esperienza che ci insegna a credere nei sogni. E ci insegna anche l’importanza di dare; un disegno fatto con cura per i genitori, un biglietto scritto con l’aiuto di un adulto e un abbraccio ad un nonno… con il Natale si impara a ricevere ma anche a donare, una lezione d’amore che modella il nostro modo di affrontare le festività anche in età adulta.

Quando cresciamo non sono i regali a restare nella memoria ma le emozioni, io le porto tutte dentro, anche oggi che il testimone del pranzo di Natale è passato a me. Quei momenti sono un porto sicuro, un rifugio a cui torno nei momenti in cui la vita adulta diventa troppo frenetica o troppo complicata, sono un filo che mi collega al passato ricordandomi che la felicità risiede nelle cose semplici.

E così come i ricordi anche le parole valgono, tanto che l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “rispetto” come parola del 2024 per la sua estrema attualità e rilevanza sociale definendolo come un “sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, riguardo verso una persona, un’istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole”. Una parola citata milioni di volte, ora a proposito ora a sproposito, un pilastro su cui si fondano tutte le relazioni umane.

Nel lavoro rispetto significa riconoscere il contributo degli altri, evitare comportamenti discriminatori, promuovere l’ascolto delle opinioni altrui senza pregiudizi e, nel mondo della comunicazione in particolare, significa usare toni e linguaggi appropriati senza aggressività, non nascondere informazioni rilevanti o manipolare la verità e soprattutto, rispettare le esigenze degli altri. Un atto morale che se messo in pratica migliora le relazioni interpersonali e l’efficienza organizzativa.

Negli ultimi anni la mancanza di rispetto ha trovato terreno fertile su piattaforme social come tiktok, con attacchi personali o linguaggi offensivi tra creator. E’ degli ultimi giorni una serie di polemiche tra influencer innescate da un video pubblicato da Eleonora Arcidiacono che ha criticato l’ambiente degli eventi dedicati ai creator (in particolare riferendosi ad un party organizzato da Victoria’s Secret ) accusando alcuni colleghi di comportamenti elitari e poco inclusivi, controversia che ha avuto ripercussioni significative sulle dinamiche dei follower e che ha riacceso il dibattito sul ruolo e la responsabilità degli influencer e sollevando interrogativi su un modello basato su popolarità e consenso.

Gli utenti sui social media sono sempre più attenti e scettici nei confronti dei contenuti sponsorizzati e delle vite perfette degli influencer (che si sentono quasi disprezzati ad essere chiamati così), l’autenticità è la chiave del successo, contenuti realistici, anche imperfetti, sono preferibili rispetto a immagini patinate e troppo curate. I brand stanno spostando l’attenzione ai nano-influencer con meno di 10K che, pur avendo un pubblico piccolo, ottengono un coinvolgimento maggiore e una connessione genuina. Il pubblico si aspetta che siano consapevoli del loro impatto e delle loro collaborazioni e le piattaforme si stanno evolvendo verso contenuti sempre più brevi ma con storytelling interessanti e, con l’aumento della competizione e delle aspettative, molti puntano su meno post ma di maggiore impatto.

Il 2025 quindi si prospetta focalizzato su una comunicazione sempre più personalizzata con strumenti di supporto legati all’ intelligenza artificiale che permetteranno di prevedere i trend e personalizzare le campagne di marketing in base ai dati comportamentali. Continuerà a crescere l’uso di video in diretta per interagire con il pubblico e si espanderanno i podcast. I brand saranno obbligati a dichiarare in modo esplicito le collaborazioni con influencer e le collaborazioni e dovranno stare attenti a non risultare incoerenti, onde evitare di danneggiare la reputazione e compromettere il successo della campagna. Il pubblico infatti, sovraesposto a contenuti sponsorizzati, inizia ad ignorare o diffidare delle collaborazioni.

Ecco perchè come contro tendenza si torna a scrivere libri, una risposta a bisogni culturali, personali e persino economici che i media digitali non riescono sempre a soddisfare. Un libro permette agli autori di sviluppare idee complesse, narrazioni e riflessioni profonde e lasciare una traccia che dura nel tempo. Un libro è percepito come un segno di autorevolezza, ho saputo che Simone Marchetti ne sta scrivendo uno ( non la sua storia eh!) e che trascorrerà le vacanze al computer per portare avanti questo progetto di cui non vi dico nulla anche perchè ora che leggerà so che mi cazzierà … ma dovevo essere io a darvi questa news. Ho anche saputo che Michele Ciavarella diventerà vicedirettore di Style e sono molto contenta per lui.

Con oggi finisco i miei appuntamenti lavorativi e fino al 7 di gennaio non voglio proprio saperne, per fortuna Pitti è rimandato al 14 gennaio e possiamo tirare tutti il fiato… ma vi ricordate quella volta che era iniziato il 5 gennaio??? Volevo morire…

Siamo tutti presi tra lavoro e privato, ma non ho rinunciato al pranzo organizzato da Yamamay al Sophia Loren Restaurant, sempre di loro proprietà, dove Francesca Tinagli ci ha accolto e così ho potuto: 1) cazziare Carlotta Marioni che mi chiamava Cristina e si lamentava pure che non le rispondevo 2) fare ammettere a Giorgio Martelli “ti chiamiamo LA SCHIEPPATI così nel dubbio non sbagliamo” (che fa tanto compagni di scuola) 3) parlare con Massimo Borgnis, il direttore di CHI e farmi raccontare qualche gossip sulla Ferragni e Pirelli che si fanno fotografare molto volentieri senza nascondersi, e poi su Sara Soldati nuova fidanzata di Leonardo Maria Del Vecchio erede del gruppo Luxottica che pare essere incinta. Tutti sorpresi quando tra una pizza e un fritto di pesce appare il team comunicazione di Chanel che aveva scelto lo stesso ristorante per fare il lunch natalizio: un vero esempio di lusso democratico!

Scherzi a parte io vi mando questa ultima newsletter del 2024 dandovi qualche dato: 17.536 sono i contatti che la ricevono per un totale di 952.265 invii nel corso di quest’anno e una media di apertura del 49%, 168 newsletter, circa 13 al mese. Se fossi un giornale la mia “tiratura” corrisponderebbe al numero di email inviate, a differenza di un giornale viene inviata ad un destinatario specifico, mi permette di monitorare in tempo reale le aperture, i click, le interazioni… a differenza della carta non ho nemmeno un impatto ambientale! Insomma la newsletter è come me ( e la faccio dal 2000!) : flessibile, economica, misurabile.

Desidero dedicare un momento speciale per ringraziare ognuno di voi. Ogni volta che aprite questa newsletter, leggete i suoi contenuti e interagite con me, mi regalate qualcosa di prezioso: il vostro tempo e la vostra attenzione. Per chi sostiene con idee, feedback o semplicemente condividendo il mio lavoro, sappiate che siete il cuore pulsante di questo progetto. E’ grazie a voi se sono cresciuta, se ho preso il coraggio di raccontare storie, idee, notizie che ci uniscono. Ogni vostro messaggio non passa mai inosservato ma è il carburante che mi spinge a fare sempre meglio. Il CHI E’ CHI non è un semplice mezzo di comunicazione, ma un punto d’incontro. A te che invece leggi senza lasciare un commento, senza dare risposte, ma ci sei, voglio dire che il tuo silenzio non passa inosservato, perchè ogni lettura, anche silenziosa è un regalo. E così, a te, regalo un momento di silenzio reciproco, dove la parole non servono ma dove la connessione esiste ovunque.

Grazie per esserci, anche senza fare rumore.

Buon Natale vostra Cristiana

4 risposte a “UN NATALE CHE NON FA RUMORE”

  1. LAURA ha detto:

    BELLISSIMO ARTICOLO, COME SEMPRE. PER ME SONO UN PUNTO DI RIFERIMENTO E SPUNTO PER RIFLESSIONI. AUGURO UN BUON NATALE “COME UNA VOLTA” E UN BELLISSIMO ANNO NUOVO!

  2. Rosi ha detto:

    Beh, devo dirlo alla Marioni: basta chiamarti Cri e il problema è risolto.
    Auguri a te che per me sei speciale, unica inimitabile, brillante e generosa.
    Grazie per quello che scrivi e per come lo
    Scrivi.
    Sei preziosa!

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