“No, la signora non c’è – è ad Acapulco”; “no, la signora è assente: tornerà all’ora di cena”; “la signora c’è, ma sta facendo il bagno…”.
“Come?! Non c’è Anna fra le “Donne al Vertice” ? Se non c’è lei…!”. ”Non hai ancora intervistato Anna?! Forse, se ti avessi presentata io…”; “Stai tranquilla, vedrai che con te Anna parlerà…”; “Ma com’è possibile che tu non riesca a raggiungere Anna?”.
C’è di che stancare chiunque, e dire “ be’, in fondo…”. Ma il guaio è che le voglio parlare, perché mi è simpatica – nonostante ciò che da qualche parte è stato detto di lei e, soprattutto, nonostante si ostini a non ricevere la stampa, anche quella straniera : com’è capitato ad una collega arrivata apposta dal Sud America. Ed anche se mi fa spendere in telefonate, per cercare di parlarle, quanto e più della mia bolletta trimestrale. Inoltre, mi sembra che qualcuno voglia farla apparire una brutta copia di Felicita Colombo (anche se -intendiamoci bene- Felicita Colombo è personaggio di tutto rispetto e da ammirar); ma non lo ritengo possibile, non si è “fatta da sola”, non è sorta dal nulla. Tutto quanto il padre le diede fin dall’infanzia perchè -oltre al resto e senza dubbio-molto intelligente lo è -devono averla formata ben diversa dal clichè che spesso ci propinano.
D’altronde, considero che -proprio per ciò che le ha lasciato il padre, facendone l’erede di una grande fortuna- avrebbe potuto vivere tranquilla, condurre un menage da “signora-bene-milanese” senza essere sempre nell’occhio del ciclone, senza essere considerata il Gianni Agnelli in campo femminile: che può rappresentare motivo d’orgoglio, ma essere anche pesante. Invece, ha puntato tutto sul suo Paese, ed ogni sua giornata non è semplice, o facile, e nemmeno piacevole -anche se vi si può fare l’abitudine- quando ogni tuo gesto viene osservato, ogni tua parola controllata, ogni tua azione riportata; che tu venga riconosciuta ovunque restando priva di quella libertà cui tutti hanno diritto; che su di te, e sulla tua famiglia -soprattutto – vengano dette cose piacevoli e spiacevoli, autentiche ed inventate: ce n’è di che innervosire e rendere suscettibile anche la persona dai più saldi nervi d’acciaio. Tanto più tutto ciò può irritare una donna che, inoltre, non ha affatto bisogno , né desiderio , di pubblicità: anche se si tratta di una importantissima donna manager,
Indubbiamente il suo carattere non è mite, anche se un amico comune mi ha detto: “Anna ha l’aggressività tipica dei timidi, un senso di autodifesa contro il mondo”. L’aggressività -aggiungono altri- si manifesta soltanto nei riguardi di personaggi importanti, così come capitò con Churchill (è nota la risposta che che gli fece dare quando questi, a Paraggi, chiese di visitare il suo castello: “Se il signor Churchill desidera conoscere la signora Bonomi, è benvenuto.; se desidera soltanto visitare il castello, può ammirarlo restando fuori”); anche se ci tiene ad essere un’ospite perfetta, avendo numerose ed importanti relazioni in campo internazionale (scontato!) come Filippo di Edimburgo e Bernardo d’Olanda, e molti altri.
La mia sensazione è confermata quando la incontro la prima volta, a Milano, nella hall del “Principe e Savoia”. Un incontro breve, rapido, con uno scambio di poche parole che me la fanno sembrare in atteggiamento di difesa quando sente che sono una giornalista: in un attimo posso cogliere nel suo sguardo un senso di preoccupazione, di timore La donna più importante d’Italia si sente “assalita” da me?! Incredibile ! Non ne resto compiaciuta, ma disorientata. E mi verrebbe da dirle: non temere.
Quando la incontro nuovamente -mi è seduta vicina, ad una sfilata di moda, ed ho la possibilità di rivolgerle domande- mi limito ad una normale conversazione , come fosse un’amica incontrata nella medesima occasione: un’amica che -le lunghe gambe accavallate, il viso semicelato da un ventaglio- superando l’ istintiva ritrosia davanti alla stampa , e sentendo che apparteniamo alla medesima associazione femminile, scopre il volto, mi parla, mi strizza l’occhio e ride quando i “portoghesi dell’orecchio” cercano di ascoltare ciò che mi dice; così come sorride – e sento che se ne compiace, come ogni madre- quando le dico che ritengo importante suo figlio non in quanto è figlio di Anna Bonomi, ma perché è Carlo Bonomi,il “campione” ; inoltre sembra abbia anche lei simpatia per i nerazzurri dell’Inter.
Ne esce il ritratto di una donna prontissima, vivace, spontanea, intelligente (più che ovvio!), che ama la puntualità, che tratta con il massimo affetto le amiche “vere” che nel frattempo sono arrivate, che mostra tutta la sua grinta quando parla di una ex amica (e lo sguardo le si fa duro, aggressivo); una donna che lascia trasparire il senso per gli affari quando commenta gli abiti presentati, dimostrando il più autentico sincero prototipo della “milanese”: per un ritratto di donna prontissima, vivace, spontanea, intelligente.
Una milanese che -cavaliere del lavoro dal 1968- ha cominciato in campo edilizio, seguendo l’esempio del padre dal quale ha ereditato pure lo spirito imprenditoriale: così che il Grattacielo Pirelli e Milano San Felice sono stati eretti dalla Beni Immobili Italia, da lei presieduta, come è presieduta la Beni Immonili Internazionali che ha realizzato, fra l’altro, a Città del Messico, la città satellite Lomas Verdes, nella quale sono state costruite alcune migliaia di abitazioni. Ed i 10.000 dipendenti del Gruppo (soltanto le aziende industriali fatturano oltre 200 miliardi, cui vanno aggiunte tutte le attività in campo immobiliare, finanziario ed agricolo zootecnico- si suddividono fra Mira Lanza, Saffa, Immobiliare Agricola Vittoria, Finanziaria Milanese, Subalpina investimenti, Credito Varesino -eccetera, eccetera, eccetera; e si deve ricordare l’attività commerciale del “Postal Market” -creato e diretto da lei- che, con i suoi oltre 35 miliardi di fatturato, negli anni ‘70 rappresentava la principale ditta italiana di vendite per corrispondenza ( per la quale, nel 1975, venne inaugurato un modernissimo stabilimento di 60.000 mq. di superficie, a Peschiera Borromeo).
Altrettanti, però, sono stati i suoi interventi in campo sociale: da l’Istituto “Le Carline” (creato nel 1941 in memoria del padre, Carlo) alla Casa Materna Asilo Nido ; dal presiedere, nel 74, un comitato per il salvataggio del Festival di Spoleto sostenendo e finanziando -assieme a Gianni Agnelli- la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, che promuove studi e ricerche nel campo della storia dell’arte.
Su di lei ci sarebbero da scrivere volumi.
Sintetizzando, figlia unica di Carlo Bonomi -imprenditore importantissimo (la “Fratelli Bonomi” ha fra l’altro, nei primi decenni del ‘900, costruito Corso Monforte e Corso Indipendenza a Milano). Quando il padre, nel 1940, viene a mancare, erede di un patrimonio enorme (si dice 154 immobili, l’area attorno alla Stazione Centrale, i portici di piazza del Duomo ecc…ecc…) le sembra naturale seguire la strada tracciata da lui. Intanto si sposa, ed ha tre figli: Carla (sposata poi con Pietro Bassetti ), Alfredo (architetto, che si occupa di attività immobiliari) e Carlo (che svolge mansioni paragonabili a quelle di amministratore delegato del Gruppo, campione mondiale di motonautica d’altura).
Ma dopo la mega-presentazione ecco le sue dichiarazioni e le sue risposte, integrali, come mi vennero date. E che lei, dopo la pubblicazione, lesse: ed approvò, complimentandosi!
Gli inizi? Non furono certo facili. Unica donna a trattare con uomini , mi trovai di fronte agli inevitabili pregiudizi radicati da abbattere. Nel dopoguerra ci fu molto da fare, l’impresa di cui ero a capo eresse case in piazza della Repubblica e corso Vittorio Emanuele, la nuova sede della Montedison in via Turati, il palazzo della Banca Nazionale del Lavoro in piazza S.Fedele, l’Istituto Zaccaria; la soddisfazione più grande mi giunse vincendo la gara per l’aggiudicazione dell’appalto del nuovo complesso Pirelli : la vecchia sede era stata distrutta dai bombardamenti”.
“Indubbiamente tutto cambia: se penso a quello che ero 20 anni fa non mi riconosco: ma io ho il coraggio di dirlo. Come ho sempre avuto il coraggio di non essere modesta:la modestia è la virtù degli stolti”.
“Se sono femminista? Io sono una donna, e tale resto; per sfondare,nel lavoro, non occorre fare la voce forte, il piglio severo. Servono preparazione, onestà e senso del dovere”.
“La famiglia? Viene per me prima di tutto. Sono fiera dei miei figli, ho trasmesso loro gli insegnamenti avuti da mio padre e quelli derivati dalla mia esperienza. Ho fatto di tutto perch+ fossero all’altezza della situazione. Il resto lo hanno fatto da sè”. Ho “Ho anche il vanto di avere collaboratori validi e affezionati: dopo il primo scontro, piuttosto violento, mi comprendono, Non è facile farsi guidare da una donna”.
“ La beneficenza? …all’istituto delle Carline è una parola che non esiste .E’ un dovere. L’istruzione è un diritto. Tutti d’accordo. Se dovessi negarmi la gioia di dare a chi non ha mi sembrerebbe di avere un braccio in meno. Alle Carline ho tante “figlie”. Studiano finché ne hanno voglia, università compresa; lavorano, si sposano, hanno figli”.
“Progetti? Ancora non mi sono meritata il “cavalierato del riposo”, prima di ritirarmi voglio costruire molte case per tutti, magari in collaborazione con lo Stato”.
Ecco quimdi la donna di cui tanto si parlò su tutti i mezzi di comunicazione esistenti. La donnaa alla quale non chiesi hobby e svaghi, amori e passioni, lasciandola ai suoi tre figli ed ai suoi dieci nipoti, rispettando la sua privacy,
Forse negli sguardi che di volta in volta notai nei suoi occhi -timore, divertimento, vivacità , ironia,aggressività, interesse- se ne sarà aggiunto un altro: di stupore.
Dopo il nostro incontro-intervista Anna Bonomi attraversò anche momenti patricolarmente difficili, come -negli anni ‘80- per lo scandalo Calvi/Ambrosiano, cui risultò estranea. E continuò ad essere vivace-indomita.
Il 23 maggio ricorrono i venti anni della sua scomparsa. (foto Il Sole 24 Ore)