Quando, nell’agosto del 2008 mancò, in un assurdo incidente stradale, Andrea Pininfarina, il fratello maggiore, l’erede designato a portare avanti la storia della società fondata dal nonno Battista, detto Pinin, Paolo chinò la testa, dicendo “presente”, assumendo la posizione di Presidente di quell’icona italiana del design automobilistico. Era ancora in vita il padre, il senatore Sergio Pininfarina (deceduto nel luglio 2012), quando, negli ultimi saloni dell’automobile di Ginevra, Paolo camminava sempre due passi dietro, discreto, protettivo, tra di loro la sorella Lorenza, una donna impegnata, di grande cultura che si è occupata per lungo tempo, delle pubbliche relazioni della Pininfarina. Ieri ci ha lasciato Paolo, a soli 65 anni, dopo una dolorosa malattia, con la consolazione di avere al suo fianco la moglie Ilaria, i cinque figli e la mamma Giorgia Gianolio. Un ingegnere meccanico, laureato al Politecnico di Torino, partito subito dopo il dottorato per fare esperienza negli Stati Uniti prima in Cadillac, in Honda e in General Motors ma ancorato a studi più umanistici, vicini al suo carattere schivo, riservato, pur amando profondamente, sino alla fine, la sua impresa. Ammirava chi generava benessere, sentiva il dovere di restituire, in particolare alla città di Torino, quei valori che gli erano stati trasmessi. Vi è sempre stata una visione nella progettazione di Pininfarina, riconosciuta in tutto il mondo, che Paolo ha continuamente rispettato, per tutti gli anni trascorsi nella società. Tratti leggeri, puliti, stile innovativo ma dinamico, in particolare quando si trattava di impostare le linee di una Ferrari, un legame voluto da Enzo Ferrari e da Battista Farina che, dal 1951 in avanti, si era ancora più consolidato. Con le vetture di Maranello si sono sempre acquistati, soprattutto, gli allestimenti carrozzati e vestiti da Pininfarina, considerati un pregio, un vanto in più. Per onorare la memoria del padre Paolo realizzò una barchetta biposto, su base Ferrari, battezzata Sergio e, nel 2019, una hypercar elettrica a cui diede il nome del nonno. Paolo ha saputo sempre mantenere un rapporto particolare sia con Fiat sia con tutte le persone che lavoravano per l’automobile, nel territorio piemontese, scegliendo di restare nella sua regione, anche dopo essere diventati eccellenze globali, pensando costantemente alla riqualificazione del capoluogo su cui spicca la Mole. Nel 2015 la Pininfarina venne venduta agli indiani di Mahindra, Paolo commentò che “i soldi non hanno passaporto” ma “il cuore, la sede, le maestranze e tutto il management resteranno a Cambiano”. Lui rimane al loro fianco.