“ In questo percorso di 36 mesi siamo riusciti a fare un rilancio unico del Gruppo Renault , rispetto a quello effettuato da altre industrie nel corso degli ultimi decenni. Siamo partiti da un punto in cui si registrava il peggior risultato dei 125 anni della nostra storia per arrivare, con una velocità impressionante, al primo semestre 2023, ottenendo il miglior esito mai raggiunto, senza applicare nessuna particolare iniziativa commerciale. Questi sono fatti concreti”. Luca de Meo, ceo del gruppo Renault dal 1 luglio 2020, parla al Corriere, al salone della mobilità di Monaco, sui piani futuri della sua società, tornata in utile di 2,1 miliardi, da gennaio a giugno 2023.
– E’ partita la sua “Renaulution?
“ Siamo molto avanti nel piano industriale presentato nel 2021, la situazione è completamente diversa dal luglio 2020, in cui Renault era tecnicamente vicino al fallimento, oggi ci sentiamo più rassicurati. Siamo i primi in Francia, una posizione acquisita senza alcuna forzatura, così come in Europa e, con le nostre tre marche, Renault, Dacia e Alpine, nel mondo. La Germania è ritornata a essere il secondo mercato, ma abbiamo conquistato la Turchia, il Marocco, il Brasile, nazioni dove effettuiamo più del 50% dei nostri volumi. Pur essendo il nostro un gruppo piccolo se confrontato con chi dispone di 14 marchi, mi pare giusto sottolineare che la nostra strategia ha funzionato. Una tattica concreta, costituita da prodotti apprezzati, di soddisfazione del cliente che sale in tutti i paesi dell’euro. Certo il mercato è ora molto complicato, i numeri delle immatricolazioni crescono ma, in parte, stiamo consegnando, come tutti, anche le vetture prenotate nel tempo della pandemia o quando non riuscivamo a rispettare la produzione a causa della mancanza di componenti”.
-Gli ordini continuano ad essere positivi?
“ Attualmente, siamo a livello dello scorso anno, per cui non ci tocca il calo meno 20/ 30%, da alcuni annunciato. Un fatto importante, ci permette nei prossimi 12 mesi di fare un lancio ogni 30 giorni, la metà sarà solo elettrica, tra cui lo Scenic, in anteprima qui a Monaco, perché, strutturalmente, il diesel è destinato a scomparire sulle passenger car. Altro discorso per i veicoli commerciali dove non esiste ancora una terza alternativa, per i grossi automezzi servono immense batterie che hanno un costo esorbitante, il gasolio è ancora molto necessario. Per il Master abbiamo trovato una combinazione tra l’elettrico e l’idrogeno, per cui una batteria piccola, dalla carica veloce e un serbatoio per l’idrogeno, consentono la percorrenza, in autonomia, di almeno 600 chilometri, indispensabili per delle flotte che girano su due o tre turni”.
– Quale strategia è stata applicata?
“ Quando ci sono novità nel mondo dell’automobile, possiamo dire che il 70% dei problemi è risolto, in particolare quando si inizia ad avere a disposizione vetture in segmenti in cui non eravamo presenti o dove non ci sono auto migliori. Stiamo viaggiando, paradossalmente, contro corrente, certo, dipenderà molto dalla situazione sociale, ho tendenza a pensare che continueremo a guadagnare quote, come lo stiamo facendo con Dacia che è il brand numero due in Europa, grazie a modelli accessibili, solidi, di ottima qualità, dalle linee pulite, eleganti, senza applicare nessuna rivoluzione estetica”.
-Per Renault?
“ Stiamo riprendendo il posizionamento di Renault, deve rappresentare l’innovazione creativa, divenire un prodotto pop, senza per questo essere premium, sicuramente selettivo, si acquista per delle ragioni anche emotive. Il portafoglio é ben delineato, 2/3 sono di competenza di Renault, un altro di Dacia e il terzo di Alpine. Abbiamo in atto un progetto per una piattaforma totalmente elettrica, é la prima volta che ne parlo, abbastanza rivoluzionaria, un’architettura elettronica per le consegne dell’ultimo miglio che verrà adottata da tutti i nostri brand , dove, gratuitamente, si potranno aggiungere molti servizi. Le auto elettriche hanno un prezzo più elevato ma possiamo offrire una Megan a batteria con la stessa rata mensile di una Megan a combustione. I consumatori devono comprendere che è basilare spostarsi dal prezzo del catalogo al costo di gestione totale della vettura”.
– Come affrontare l’invasione cinese?
“Sicuramente i cinesi hanno un vantaggio sia tecnologico, sia di capacità produttiva, sia di costi notevolmente minori, hanno iniziato una generazione prima di noi europei. Il problema esiste, tutto un sistema alle spalle è stato mobilitato per portare i costruttori di Pechino ad essere competitivi come lo sono oggi. La crisi economica non li rallenterà, al contrario, li spingerà a cercare spazi fuori dai loro confini. Se la domanda interna si affievolisce si trova un’ espansione esterna e, l’America è chiusa per loro. Saremo soggetti a controversie, tecnicamente anche Tesla è cinese, costruiscono nella fabbrica di Shanghai. Hanno prodotti iper aggressivi, riusciremo, fra qualche anno, ad essere alla pari. Dobbiamo creare una nuova catena del valore, rafforzando la nostra storia, non dobbiamo dimenticare che da cento anni lavoriamo sulle vetture a combustione e nulla si improvvisa.”