Moda e arte sono pratiche creative che rispondono a scopi differenti – legata al corpo e al movimento una, del tutto libera da vincoli l’altra – che pur tuttavia trovano un nodo di congiunzione nell’Atelier: luogo del fare, del pensare con le mani, del tradurre in oggetto tangibile un desiderio, una idea, una sensazione.
Guidato dall’urgenza di costruire una comunità di artefici intorno alla Maison Valentino, convinto che la pittura stia all’arte contemporanea come la Haute Couture alla moda, il Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli porta in Atelier un gruppo di pittori di ogni età, provenienza, inclinazione estetica, e li coinvolge in un dialogo che si scrive per sempre sulla pelle degli abiti, trasmutandone le superfici, dando tridimensionalità a ciò che è pensato per vivere su un supporto a due dimensioni, animando nel movimento ciò che è immaginato per essere osservato e contemplato. Affidandosi al processo alchemico del lavoro di Atelier, e quindi alle mani di altri artefici, puntando su ascolto e lentezza del processo, Pierpaolo Piccioli trasla velature, segni, campiture, pieni e vuoti in linee, tagli, gesti compositivi, coinvolgendo ciascun artista in una conversazione entre deux sull’abito stesso. Il risultato è una collezione di dialoghi nei quali dal confronto di due identità ne emerge una nuova, catturata nel vestito.
Questo processo sperimentale e metamorfico ritma e spazia una collezione che ricapitola i codici della Couture Valentino, dai cappelli fluttuanti ai ballgown grandiosi, caricandoli di vibranti segni cromatici, fluidificandoli nella noncurante casualità di drappeggi e movimenti. La silhouette è lunga e stratificata, oppure corta e scultorea. Gli abiti disegnano possibilità, per donne e per uomini, nelle quali il virtuosismo della lavorazione stempera nella leggerezza ineffabile che non conosce sforzo.
Mantenendo la loro salutare alterità, moda e arte si incontrano in un esperimento di traduzione, in un gesto che esprime unità e spirito comunitario.