«Ognuno di noi è diverso dagli altri, la vera giustizia è essere giudicati in base a ciò che si fa e non ciò che si è. Nella vita, in amore e sul palco». È quanto raccontano i Måneskin, protagonisti della storia di copertina del numero di Vanity Fair da domani in edicola, lo speciale Pride Issue che celebra il mese dedicato al valore della diversità. «Abbiamo voluto questo numero per riempire le lacune nel racconto di chi siamo, di come viviamo, di quanto possiamo essere migliori», scrive nel suo editoriale il direttore Simone Marchetti. «È un lungo viaggio illuminato da tante storie, non solo della comunità LGBTQ+, ma di chi ha imparato a vivere la diversità, qualsiasi diversità, come la più grande ricchezza per rendere tutti migliori e più umani».
La galleria di storie inizia con quella di Elliot Page: l’attore canadese, 34 anni, racconta il suo percorso di transizione che l’ha portato a poter dire «ora posso finalmente sentirmi quello che sono», e dedica la propria esperienza a chi ancora non ha completato il proprio cammino verso la totale pienezza di sé e sta ancora soffrendo.
È la testimonianza di un amore incondizionato quella di Cristina Sarra, diventata celebre sui social con il profilo Mamma senza istruzioni, resoconto quotidiano della sua vita con tre figli di cui uno, Emanuele, affetto da una malattia genetica rara e degenerativa. «Per l’inclusione bisogna fare ancora molto. Una persona in carrozzina non è speciale: tutti lo siamo», dice. E c’è chi la disabilità l’ha affrontata a ritmo di musica, riuscendo a lasciare la carrozzina per dedicarsi alla danza: Virginia Di Carlo, 28 anni, affetta da una forma importante di tetraparesi spastica, è riuscita a realizzare il sogno non solo di ballare, ma anche di insegnare a farlo, nella Special Angel Dance School che ha aperto alle porte di Torino con l’aiuto della sorella.
Su un altro fronte della diversità, quella di chi è nato straniero, si batte l’attivista Gabriella Nobile. L’associazione di cui è fondatrice, Mamme per la pelle, è capofila di una cordata che promuove lo IUS SCHOLAE, un disegno di legge per dare la cittadinanza ai figli di immigrati regolari in Italia dalla nascita o da dopo, al conferimento dell’esame di terza media perché, dice, «la questione della cittadinanza non è secondaria, ma necessaria, anche per cambiare la cultura e la convinzione (errata) che non viviamo in una società multietnica».
Il tema della diversità e del diritto di essere quello che si è veramente viene affrontato anche nell’intervista sorprendente al campione della Nazionale di calcio Ciro Immobile, nella vicenda dolorosa e di riscatto di Danny The Trans Dad, e nel reportage di moda con protagonisti un attore dichiaratamente gay, Paolo Camilli, una modella bionica, Nina Rima, un’avvocata degli ultimi, Cathy La Torre, e una drag queen, Miss Fame.
Ma lo speciale di Vanity Fair dedicato al Pride non termina alla fine del magazine. Oltre alle tante iniziative e approfondimenti pubblicati sui nostri social, «The Pride Issue» anima anche una challenge inaugurata da un video speciale di Damiano, Victoria, Ethan e Thomas, i 4 Måneskin. Partecipare è facile: basta improvvisare una sfilata davanti alla telecamera del vostro telefono in cui vi mostrate per come siete, liberi e orgogliosi di esserlo, soprattutto vestiti come più vi piace. Due sole regole. Prima: siate voi stessi, diversi da tutti gli altri! Seconda: quando postate il vostro video, sfidate una persona, tra amici e conoscenti, a fare altrettanto. E ora via, è arrivato il momento di stupire tutti con la #pridecatwalkchallenge.