Vanity Fair, in edicola dal 15 luglio, dedica il nuovo numero al sistema della moda e accende il dibattito su un mondo dietro cui si cela amore, passione e umanità che il magazine è andato a scoprire, alla ricerca della bellezza.
In un momento difficile per l’intera economia italiana, dopo aver parlato dell’industria del cinema, del turismo e della musica nei numeri delle scorse settimane, Vanity Fair si dedica al mondo della moda non solo per far conoscere agli italiani una ricchezza culturale che spesso viene dimenticata, ma soprattutto per sensibilizzare la politica. Il settore della moda, infatti, è il grande dimenticato nei decreti di aiuto all’industria.
Come ha dichiarato il direttore di Vanity Fair Simone Marchetti: “In passato, bisogna ammetterlo, sono pochissimi i politici che hanno contribuito alla sua tutela: tra tutti, non va dimenticato Carlo Calenda che in qualità di Ministro dello Sviluppo economico riuscì a mettere in atto piani reali e pratici. Oggi, invece, si notano solo piccole manovre per piccoli decreti, come quello valido (seppur marginale) proposto proprio in questi giorni da Mariastella Gelmini”.
In copertina i ritratti di alcuni addetti vendita della Rinascente di Milano Piazza Duomo in posa nella Galleria Vittorio Emanuele II: volti che vogliono essere il simbolo delle storie, dell’eccellenza, della passione e dell’umanità della moda italiana. Quel comparto che, tra aziende, boutique, laboratori, showroom, marchi e altri addetti ai lavori conta milioni di lavoratori e nel 2019 ha fatturato circa 100 miliardi di euro. Le storie delle pagine del giornale sono proprio dedicate alla lunga filiera di uomini e donne che stanno dietro ai vestiti e agli accessori che troppo spesso vengono relegati a cliché. Dietro loro, al contrario, ci sono l’eccellenza, il sapere e i mestieri italiani.
Le storie raccontate da Vanity Fair sono molteplici e mettono in luce l’umanità dietro i mestieri della moda, tesoro unico al mondo che dalle botteghe rinascimentali è arrivato intatto e più vivo che mai ai nostri giorni: Pierpaolo Piccioli conversa con le première, le sarte storiche dell’atelier Valentino. Armani scrive una lettera di stima e affetto ai venditori delle sue boutique, memore del suo passato da vetrinista. Etro presenta il curatore dell’archivio/biblioteca della maison. E ancora: Tods introduce il nuovo direttore creativo Walter Chiapponi a colloquio con tre artigiani storici dell’azienda. Maria Grazia Chiuri per la prima volta riunisce tutto il suo Studio, mettendo in luce talenti e storie. Gucci presenta in anteprima cinque creativi dell’ufficio stile, imminenti protagonisti della prossima sfilata del marchio.
Per promuovere il sostegno alla causa sarà organizzato un flashmob che coinvolgerà gli addetti alle vendite di tutta Italia che uniranno le loro voci per dire che “gli abiti siamo noi”.