La Volkswagen Golf è regina delle auto a metano. Nei primi sette mesi dell’anno ha aggiunto oltre 3460 immatricolazioni al fatturato, lasciando al secondo posto del podio la Seat Arona – unico suv a metano del mercato – e al terzo la Polo.
Il successo di questa versione green, basata sulla Golf di settima generazione, è per lo più dovuto al propulsore 1.5 litri, studiato appositamente per l’applicazione bifuel, sviluppa 130 cavalli e 200 Nm ed è disponibile sia con cambio manuale sei marce, sia con automatico a sette rapporti Dsg doppia frizione. Una proposta che in questi mesi si è rivelata allettante per quella clientela non disposta a scendere a patti con colonnine o performance ridotte per entrare nei centri storici delle città. Infatti, livello normativo, la Golf TGI è un veicolo monovalente a metano, che comporta riduzioni della tassazione e agevolazioni durante i blocchi del traffico.
Il serbatoio di benzina è stato ridotto di 9 litri, considerato ora solo una riserva per raggiungere il distributore di metano più vicino. Rispetto alla vecchia versione è stato aggiunto un terzo serbatoio per raggiungere i 17,3 kg di capacità totale di gas che consentono 420 km di autonomia con una spesa di circa 20 euro.
Il cambio DSG a 7 rapporti lavora in perfetta armonia con il 1.5 TSI che presenta un elevato rapporto di compressione (12,5: 1), guidando è difficile notare una differenza di comportamento quando si viaggia a benzina o a metano, il merito è dell’adozione del ciclo Miller che ha permesso di ottimizzare il funzionamento.